Israelism

Israelism

La scelta di nascere in un luogo piuttosto che in un altro non ci è stata concessa così come nascere in una famiglia o in una società; è qualcosa di cui neanche ci rendiamo conto fino a quando non impariamo a ragionare con la nostra testa o fino a quando qualche altra persona prova a farci ragionare.

È questa, in un certo senso, la storia di Israelism, documentario di Erin Axelman e Sam Eilertsen.
Da un lato ci sono gli Israeliani e dall’altro lato i Palestinesi: sarebbe molto facile se fosse così dicotomica la situazione. Invece il mondo è molto più complesso di così. Per cui possiamo complicare la faccenda dicendo che da una parte ci sono gli israeliani, da una parte ci sono i palestinesi, da una parte ci sono gli ebrei americani che vengono convinti che Israele sia l’unico detentore dei diritti sulla Palestina, da una parte ci sono, ancora, gli ebrei americani che sono entrati in contatto con i Palestinesi e hanno visto l’assenza totale di diritti nei loro confronto e il regime di apartheid a cui sono obbligati. Da un’altra parte poi, ci sono i politici americani che sostengono con tutte le forze l’esistenza unica di Israele che lotta contro i terroristi e da un’altra parte ancora ci sono poi, nascosti in un angolino piccolo, i diritti umani.

Sopra di tutto questo però c’è la Storia ed è a questa che bisogna rendere conto.

Israelism potrebbe essere un film storico, un film-manuale (o meglio, manuali): il Manuale della Storia della pulizia etnica della Palestina, il Manuale di strategia militare israeliana, il Manuale delle strategie di convincimento, il Manuale dell’educazione del buon israeliano e forse anche qualche altro manuale a pensarci bene.
Il documentario di Erin Axelman e Sam Eilertsen traccia una linea chiara ed esaustiva di quanto successo dal 1948 a ieri: non direi “a oggi” perché alcune frasi di speranza dette da israeliani e palestinesi potrebbero non corrispondere al sentire odierno. È importante per conoscere il modo in cui Israele occupa militarmente e in maniera criminale i territori palestinesi, ma anche per conoscere l’esistenza di quella che viene chiamata resistenza ebraica allo Stato di Israele e che i suoi membri negli Stati Uniti vengono arrestati.

Non sappiamo quando Israele finirà di agire in maniera criminale, neanche quando smetterà di uccidere civili, non sappiamo come sarà il mondo tra qualche mese. Sappiamo solo due cose:

  • sappiamo come ci giudicherà la Storia se non facciamo niente per un popolo oppresso e quasi annientato;
  • sappiamo che da che parte dobbiamo stare.
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