Via con l’avvento
Quando si giunge alla conclusione di un lungo viaggio, quale che sia il motivo che ci ha spinti a intraprenderlo e al di là del risultato ottenuto, c’è un momento che succede a quello della soddisfazione o della delusione in cui, inevitabilmente, ci si guarda indietro ripercorrendo con la memoria la strada percorsa.
Attraverso gli ostacoli che abbiamo superato e alle difficoltà che ci hanno impedito il traguardo, esplorando nuovamente le interazioni con le persone e gli ambienti che irrimediabilmente ci hanno mutato e che necessariamente abbiamo trasformato ritorniamo ineluttabilmente là, da dove siamo partiti.
Alla fine di questo rutilante vagabondaggio interiore ritroviamo quelle certezze che avevamo lasciato, le ferite che avevamo intenzione di guarire e anche gli equilibri che volevamo rompere, da cui volevamo fuggire. Ritroviamo quell’identità sociale che è rappresentata dalle nostre radici e che Henri Tajfel definiva come “quella parte del concetto di sé dell’individuo che deriva dalla consapevolezza di appartenere a uno o più gruppi sociali, associata al valore e al significato emozionale connessi con tale appartenenza”.
Un senso di appartenenza che si forma in risposta alla necessità di possedere delle risposte a situazioni sociali complesse, trasversale nella misura in cui appartiene a ognuno di noi al di là della nostra volontà. Spesso si tratta di banali categorizzazioni da cui ci lasciamo definire per evitare di inciampare in un ben più intricato viaggio all’interno della conoscenza di sé e dell’alterità, un processo identificativo universale che traccia un segno sulla nostra acquisizione della conoscenza e su cosa pensiamo di capire e interpretare della realtà, ma che ha influenza anche su come intendiamo i rapporti interpersonali e sulla nostra idea di comunità e di società (nelle differenze tracciate dalla definizione che ne dà Tönnies attraverso le individualità che le compongono e che rimangono unite nonostante i fattori che le separano, nelle comunità, mentre nelle società rimangono essenzialmente separate nonostante i fattori che le uniscono).
Anche noi di BILLY, celebrando la fine dell’anno, ci guardiamo indietro riscoprendo le nostre radici, e con uno speciale calendario dell’avvento cerchiamo di raccontare, ovviamente sempre attraverso il cinema, quella che è la nostra idea di radici. Ripercorreremo a ritroso la strada da cui siamo partiti per capire dove ci sentiamo radicati, a cosa ci sentiamo vincolati e come siamo stati influenzati. Dalla fine del nostro viaggio cercheremo di stabilire se ciò che abbiamo possa essere definita comunità o se quel lungo filo che ci collega al punto di partenza sia l’unica cosa che non ci separa dalla società.