Hors-saison
Mathieu (Guillaume Canet) è un affermato attore cinematografico che, a un mese dal suo debutto a teatro, decide di mollare lo spettacolo e passare qualche giorno in un lussuoso resort in una località (non precisata) della costa bretone. Qui, con sua sorpresa, (re)incontra Alice (Alba Rohrwacher), un’insegnante di pianoforte sposata e con una figlia, con la quale 15 anni prima aveva avuto una relazione terminata con l’inizio della sua carriera lavorativa. I due così ritornano a trascorrere del tempo insieme cercando di fare un bilancio delle loro vite e parlando della loro passata relazione che ha ancora ferite non del tutto rimarginate.
«Volevo soffermarmi sul momento in cui si rimugina sulle scelte mai fatte o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sugli appuntamenti mancati, sui momenti della vita in cui abbiamo deciso di imboccare una strada invece di un’altra» con queste parole il regista Stéphane Brizé definisce Hors-saison, film successivo alla sua trilogia del lavoro (La legge del mercato, In guerra, Un altro mondo) presentato alla 80°edizione del Festival di Venezia, un’opera incentrata sul dilemma esistenziale per eccellenza in cui ognuno di noi probabilmente si è imbattuto almeno una volta: si è soddisfatti della propria vita? Le scelte fatte si sono rivelate giuste?
Nel loro incontro Mathieu e Alice cercano di capire questo, consapevoli sulla carta di avere avuto “tutto”: lui la fama, una vita di agi e una moglie bella e famosa, lei invece un perfetto esempio del “sogno borghese” con un buon matrimonio, un buon lavoro, una figlia, una bella casa. Eppure in entrambi c’è un senso di insoddisfazione dettato per Mathieu dalle sue insicurezze, mentre per Alice dal rammarico di non aver potuto esprimere il proprio potenziale come pianista, perché incapace di lasciare il piccolo paese in cui si sente intrappolata.
I due così trascorrono i loro giorni insieme in una sorta di tempo sospeso in cui facilmente riescono a isolarsi dalle loro vite quotidiane (Alice tiene nascosti al marito i suoi incontri con Mathieu, così come quest’ultimo non racconta nulla alla moglie nel corso delle telefonate che le fa) e a rivivere quello che avevano. Anche la località stessa diviene una sorta di bolla che gli consente di isolarsi da tutto e coll’andare avanti i dialoghi diminuiscono sempre di più, lasciando spazio alla musica, ai gesti, agli sguardi perché questi bastano e avanzano per raccontare i due personaggi e il loro rapporto.
Tuttavia, questa parentesi creata non può durare in eterno perché la vita quotidiana spinge sempre più per tornare e così ecco la battuta finale di Alice a Mathieu: «Promettimi che non tornerai mai più». La risposta di Mathieu non si saprà, quel che è certo è che questo tempo (ri)trovato ha smosso qualcosa nei due protagonisti togliendoli dalla loro routine e dalla loro comfort zone, dunque mai titolo più azzeccato di Hors-saison (“Fuori stagione”) a restituirci una dimensione fuori da questo tempo ultra capitalista dove tutto scorre sempre più velocemente togliendoci spazio per riflettere, pensare e, in un certo senso, per avere dilemmi. L’invito di Brizé è di cercare di ritrovare del tempo per noi come forma di resistenza a una società capitalista che tende a ridurci sempre più a mere macchine di un sistema produttivo che non conosce sosta.