The Umbrella Academy
Quando nel 2020 è uscita su Netflix The Umbrella Academy è subito diventata una delle mie “serie da pranzo” preferite. Per me le “serie da pranzo” sono serie molto piacevoli e ben fatte, ma che, allo stesso tempo, sono poco impegnative e, per qualche motivo, non riescono mai a raggiungere la sacralità delle “serie da cena”, quelle a cui dedichi le due cose migliori della giornata: la sera e il divano.
Tra le “serie da pranzo”, The Umbrella Academy è sicuramente una delle migliori e mi ha regalato molti bei pranzi (e pomeriggi se c’era tempo per il binge watching!).
The Umbrella Academy è una storia di supereroi fuori dal comune: si tratta di una famiglia di supereroi sfigati, tenuta insieme per lo più da traumi infantili e dad issues. La famiglia Hargreeves è composta da sette fratelli adottati dall’eccentrico magnate Reginald Hargreevs che li ha “comprati” dopo che, il 1 ottobre 1989, 43 donne nel mondo hanno partorito senza essere state incinte fino a un secondo prima. I sette formano, appunto, l’Umbrella Academy, un’accademia in cui il perfido padre li allena a usare i loro poteri, incurante dei loro sentimenti. La madre dei ragazzi è un robot con le fattezze di una giovane donna (che sembra loro coetanea quando lə ragazzə crescono) e la figura più umana dell’accademia è una scimmia parlante, che sembra essere l’unico a sforzarsi di conoscerli e ascoltarli.
La terza stagione vede di nuovo i fratelli Hargreeves alle prese con disastri causati dai loro salti in diverse linee temporali e che, ancora una volta, li mettono di fronte alla possibilità di un’imminente apocalisse. Trattandosi di una formula già utilizzata nelle serie precedenti, il rischio di riproporla e di annoiare a morte il pubblico era alto, ma la terza stagione è ricca di intuizioni geniali e – se si riescono a superare le prime puntate, che non hanno un gran ritmo – la seconda parte della stagione è molto diversa dalla prima.
Rimane la fusion tra dark e grottesco, anche se i toni di questa serie sono molto più cupi delle precedenti, e rimane il solito umorismo di fondo, che ho trovato addirittura migliorato, unito però a un’importante evoluzione dei personaggi.
Spicca, in particolare, il cambiamento di Allison (Emmy Raver-Lampman), che mostra quanto i poteri e i salti temporali abbiano delle conseguenze importanti sulla vita dei personaggi e come il dolore profondo possa trasformare una supereroina in una “cattiva”.
Un altro momento di grande intensità della serie è dato dalla transizione del personaggio interpretato da Elliot Page, che in questa nuova linea temporale riesce finalmente a fare pace con sé stesso e si presenta ai fratelli come Viktor. La transizione di Viktor viene trattata nello stile familiare e giocoso tipico di Umbrella Academy, dando la giusta attenzione al momento, ma senza mai rischiare che l’identità di genere di un personaggio sia ciò che lo caratterizza maggiormente.
L’altro giorno parlavo con un altro redattore di BILLY del fatto che siamo costantemente bombardati da supereroi da tutte le parti. Secondo lui questa sovraesposizione ai superpoteri e alla magia è deleteria e inutile e ci allontana dalla celebrazione della normalità.
Io non sono assolutamente d’accordo e credo che continueremo sempre ad aver bisogno di superpoteri e magia, ma ammetto che, verso la fine della stagione, ho davvero sperato in quella che sembrava essere la scelta dellə protagonistə: questa volta non salviamo il mondo. Ho davvero sperato che una serie, per molti aspetti originali come The Umbrella Academy, riuscisse ad avere l’originalità di non salvarlo questo cavolo di mondo e ho davvero apprezzato la scelta di dedicare quasi un’intera puntata a una festa piuttosto che all’apocalisse. Purtroppo sembra che l’apocalisse costringa sempre tuttə a fare qualcosa, quindi le mie speranze sono state disattese, ma la fine della serie ci regala un cliffhanger che forse non lo è neanche tanto: i supereroi perdono i loro poteri e per qualche secondo non sanno cosa fare, finché arriva il suggerimento «viviamoci la nostra vita» e ognuno se ne va per la sua strada.
La scena postcredit – che è un vero cliffhanger – ci suggerisce che probabilmente una quarta stagione potrebbe esserci e mi piacerebbe davvero vedere una nuova stagione in cui dei supereroi senza superpoteri provano ad affrontare il mondo.
In ogni caso, anche se una quarta stagione non dovesse esserci, nonostante alcuni passaggi dal grottesco al ridicolo e alcune mancanze evidenti, credo che The Umbrella Academy rimanga una delle migliori serie da pranzo degli ultimi tempi.