Pachinko: tra azzardo e resistenza
Regia 4
Soggetto e sceneggiatura 4
Fotografia 4
Cast 4
Colonna sonora 4

«Sa perché io mangio solo radici? Perché le radici sono importanti». Questa frase presa da La grande bellezza di Paolo Sorrentino (per la “felicità” del direttore) è probabilmente il riassunto perfetto della serie tv prodotta da Apple Pachinko – La moglie coreana tratta dal romanzo di Min Jee Lee, scrittrice statunitense di origini coreane, che ..

Summary 4.0 favoloso

Pachinko: tra azzardo e resistenza

«Sa perché io mangio solo radici? Perché le radici sono importanti». Questa frase presa da La grande bellezza di Paolo Sorrentino (per la “felicità” del direttore) è probabilmente il riassunto perfetto della serie tv prodotta da Apple Pachinko – La moglie coreana tratta dal romanzo di Min Jee Lee, scrittrice statunitense di origini coreane, che racconta le vicende di quattro generazioni di una famiglia di immigrati coreani ambientate tra Corea, Giappone e Stati Uniti.

La serie, diretta dai registi Kogonada e Justin Chon, si sviluppa in un periodo di tempo che va dagli anni ’10 del 900 fino al 1989 (con una breve parentesi nel 2021 nell’episodio finale) e si articola tra continui flashback e flashforward rimarcando le discriminazioni e i soprusi subiti dai coreani per mano dei giapponesi sia in Corea, durante l’occupazione, che in Giappone una volta migrati lì per motivi familiari, di lavoro o perché deportati.

Figura chiave è Sunja che noi vediamo da bambina, da moglie e madre (interpretata da Kim Min-ha) e infine da nonna (interpretata da Youn Yuh-jung, vincitrice dell’Oscar 2021 come miglior attrice non protagonista in Minari) fungendo da filo conduttore all’intera vicenda: tutti i personaggi ruotano intorno a lei e in lei si reincarna quello spirito di sacrificio, di adattamento, di sofferenza che ha permesso ai coreani di resistere senza mai dimenticare il legame con la propria terra.

Un legame che spesso è simboleggiato dal cibo, come il riso bianco (diverso da quello giapponese e più buono) e il kimchi (piatto costituito da verdure e spezie) e che non può essere dimenticato neppure dalle generazioni più giovani nonostante abbiano modi diversi di pensare e vivere (come dimostra Solomon, il nipote di Sunja).

Sunja è dunque il simbolo dell’essere coreani nel Giappone del XX secolo, ma più in generale è il simbolo di chi ha lottato e lotta ancora per cercare di costruirsi un’esistenza in un paese non suo, la sua vita è infatti un azzardo come il gioco giapponese pachinko: una battaglia contro forze più grandi che solo un imprevedibile colpo di fortuna può ribaltare.

Ancora una volta la Corea è protagonista di una serie televisiva, ma a differenza di Squid Game e Hellbound, che sono serie coreane distribuite da una piattaforma americana (Netflix), Apple TV decide di produrla direttamente sfruttando il successo del romanzo e dimostrando che l’immaginario coreano in occidente sta prendendo sempre più piede a livello cinematografico e televisivo. Sarà solo una parentesi come in passato o un fenomeno destinato a perdurare?

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