La Stanza Accanto – tutta la naturalezza della complessità
“La scelta è tua”: una frase che Pedro Almodóvar in La Stanza Accanto riesce a sviscerare in tutta la sua complessità.
Il film vincitore del Leone d’Oro lo scorso settembre, racconta la storia di Martha (Tilda Swinton), una donna affetta da una malattia terminale. Poco prima di scoprire che la terapia sperimentale a cui si sottopone non sta funzionando, Martha rincontra Ingrid (Julianne Moore), un’amica di vecchia data, che deciderà di rimanerle accanto fino alla fine.
Almodóvar porta sul grande schermo un rapporto che raramente abbiamo visto rappresentato nella sua complessità: l’amicizia tra due donne adulte. Il film dipinge un’intimità che provoca le convenzioni e si muove al di fuori dei rigidi schemi sociali. Gli abbracci, le carezze, il tocco tra le due protagoniste si intensificano nel corso del film, raccontandoci un rapporto di cura fisica ed emotiva capace di sfidare le regole imposte dalla società etero-normata e restituire all’amicizia un significato radicale.
La Stanza Accanto si muove agilmente tra la naturalezza e la complessità di alcune situazioni: se la morte diventa compagna della vita, il più conosciuto tra gli slogan femministi – “il corpo è mio e decido io” – apre a spazi di tensione.
Da un lato, infatti, l’attesa della morte si scontra con la quotidianità, passando dall’essere tabù a divenire argomento di discussione. Così facendo, si alleggerisce, perde per strada il peso del non detto, diventando qualcosa di prossimo e tangibile. Entra a far parte delle cose della vita e – come succede a tutto ciò che possiamo osservare da vicino – a far meno paura.
Nel raccontare tutto questo, Almodovar è capace di schivare la retorica ed evitare la didascalia. In una delle scene più intense in cui le due protagoniste affrontano il tema della morte, Martha racconta come, avvicinandosi ad essa, non riesca più a focalizzare l’attenzione: quante delle cose su cui concentriamo le nostre energie oggi sono in verità rivolte al domani? Nel momento in cui il domani cessa di esistere, tutti questi pensieri perdono di senso ed è necessario reimparare a concentrarsi sul presente.
Nel frattempo, la frase “la scelta è tua” fa da sottofondo a tutto il film. La pronuncia la figlia di Martha nell’accogliere la decisione della madre di non proseguire con le cure. Parole che riecheggiano le battaglie progressiste sul diritto all’autodeterminazione, e che, in questa settimana in cui la Regione Toscana ha approvato una legge sul suicidio assistito, si fanno ancora più concrete. Tuttavia, Almodóvar le utilizza per mostrarci la tensione tra il desiderio di libertà e quello di vicinanza, tra il bisogno di indipendenza e quello di cura reciproca. La risposta a questa tensione si trova proprio nell’amicizia tra le due protagoniste, capaci di accettarla e starci in equilibrio sopra: Martha, esprimendo senza paura i propri desideri, per quanto socialmente inaccettabili (come scegliere di andare incontro alla morte, invece di sfuggirle), Ingrid, facendo altrettanto: non nascondendo il suo disaccordo, ma decidendo comunque di restare accanto all’amica in ogni sua scelta.