Il presente è una tragedia!

Il presente è una tragedia!

All’inizio di agosto dello scorso anno, in un momento un po’ complicato della mia vita, ho aperto distrattamente Spotify alla ricerca di un podcast che potesse distrarmi. Mi sono casualmente imbattuta nella voce di una donna che mi prometteva che la tragedia di Eschilo Agamennone sarebbe stata un’esperienza catartica e mi avrebbe aiutato a capire perché non mi sentivo bene neanche a casa mia. Aveva ragione. 

Nelle settimane successive, mi sono ritrovata ad aspettare ogni martedì questo piccolo viaggio nel tempo che, riportandomi indietro di più di duemila anni nell’antica Grecia, mi aiutava a capire meglio quello che mi stava succedendo nel 2024 d.C. in una città di provincia italiana. Così, grazie a Coefore, ho compreso meglio quello che ci succede quando qualcuno ci ferisce e una parte di noi è furiosa, mentre un’altra, che teniamo ben nascosta, soffre e piange: il sé ferito e il sé onnipotente della psicologia contemporanea. Grazie a Edipo Re, ho analizzato il senso di solitudine, sofferenza e sconforto che spesso deriva dalla volontà di scavare a fondo dentro di sé. Grazie a Filottete, ho visto chiaramente quello che stava succedendo alla mia mente, mentre stava cercando di affrontare una malattia cronica. 

Man mano che aumentavano gli episodi di questo podcast, ho notato anche un aumento esponenziale degli ascoltatori e delle ascoltatrici e la crescita di una community sempre più vasta. Le motivazioni sono sicuramente da attribuire alle straordinarie doti narrative e analitiche di Benedetta Santini, l’insegnante, psicologa e divulgatrice filosofica, autrice di questo progetto. Ma credo che ci sia di più. Credo che una delle motivazioni sia da ricercare nella necessità di ritorno al classico, tendenza dell’audiovisivo contemporaneo, che abbiamo scelto come tema di questo mese di Billy. Come scritto nel nostro editoriale, «non si parla di una sorta di fuga nostalgica nel passato, quanto piuttosto di una ricerca di strumenti interpretativi per navigare la contemporaneità». Tra i prodotti audiovisivi contemporanei, mi sembra che questo podcast, Filosofia e caffeina, sia uno dei migliori esempi di questa  «tensione che testimonia come il classico non sia un deposito polveroso di forme superate, ma un organismo vivo e ancora dirompente, se attualizzato, capace di dialogare con le inquietudini contemporanee».

Per indagare più a fondo questa tendenza, userei proprio una delle tragedie greche analizzate nel podcast di Santini: Eumenidi di Eschilo. Protagonista di questa tragedia è Oreste che, dopo aver ucciso sua madre per ordine di Apollo, è tormentato dalle Erinni – divinità più antiche degli Dei dell’Olimpo – che avevano il compito di vendicare i delitti, soprattutto quelli commessi contro la propria famiglia, portando alla follia l’assassino. Oreste cerca rifugio ad Atene, dove la sua causa viene portata davanti a un tribunale, l’Areopago. In questa parte della tragedia, Eschilo mette in scena il primo processo della storia in chiave moderna. In questo processo, emerge un forte scontro tra Apollo – il Dio nuovo e giovane – che difende Oreste, e le Erinni – le divinità ancestrali – che lo condannano. Il voto finale della giuria, composta dagli undici Saggi di Atene, è a favore della condanna di Oreste. Con un colpo di scena, interviene Atena, che si schiera a favore dell’assoluzione. Oreste viene quindi assolto e Apollo trionfa. Atena, però, afferma di non essere contro le Erinni, anzi, a differenza di Apollo, lei non vuole eliminarle ma vuole integrarle. Atena, la Dea della saggezza, riconosce il loro valore e la loro importanza e le trasforma da segugi sanguinari in cani da guardia. Le trasforma da Erinni in Eumenidi (portatrici di bene).

Il portato psicologico di questa tragedia è enorme, come spiega benissimo Santini. Eschilo, più di duemilaquattrocento anni fa, intuisce l’importanza di quella che oggi definiremmo “integrazione del sé”, ovvero l’armonia fra tutte le parti di noi, anche quelle che hanno subito un trauma. Le Erinni rappresentano proprio ciò che succede quando un trauma non viene elaborato: una parte di noi continua a riviverlo perennemente, condannandoci a soffrirne per sempre. Apollo, che potrebbe rappresentare la parte di noi che vuole andare avanti, vorrebbe eliminarle, ma Atena, la Ragione, sa che l’unico modo di andare avanti è di integrarle: il passato non si può cancellare ma si può elaborare

Da un punto di vista sociale, questa tragedia rappresenta anche la lotta eterna tra la volontà storica di lasciarsi il passato alle spalle e la necessità di integrarlo per evitare che si ripeta uguale a sé stesso. In un momento storico di paura e incertezza, in cui ci troviamo a fare i conti con neri fantasmi del passato – probabilmente mai propriamente elaborati – ecco che diventa fondamentale capire come sia possibile proiettare il nostro sguardo verso il futuro. 

Tempo fa ci siamo chiesti se l’arte sarebbe stata in grado di rispondere al bisogno di senso che stiamo continuamente e più o meno consapevolmente (ri)formulando. Questa tendenza a cercare risposte nel passato non la vediamo come una mancanza di capacità di immaginarsi il futuro, al contrario, ci sembra la ricerca collettiva della nostra Atena: la ricerca di quella capacità creativa che sarà in grado di indicarci nuove vie da percorrere solo una volta che avrà conosciuto, inglobato e battuto, da cima a fondo, le vecchie strade. 

Allora l’augurio è che possiamo, nella nostra storia individuale e nella Storia collettiva, trasformare le Erinni in Eumenidi. 

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