The land you belong

The land you belong

Dalle immagini e dalla ricerca di esse nel mondo prendono forma interrogativi sulla propria dimensione intima, sulle nostre radici col mondo che viviamo, e nella contemporaneità di oggi, quella liquida e imprevedibile dei social, Elena Rebeca Carini, regista di The Land you belong, un giorno si imbatte proprio in un’immagine che le cambia la vita: quella di un fratello maggiore che non sapeva di avere fino a poco tempo prima. In quella immagine e nella lampante somiglianza dei lineamenti sul volto che li accomuna nel sangue, durante la visione il titolo invita lentamente a essere letto più all’interno di una cornice interrogativa: chi siamo? perché ci conosciamo solo adesso? da dove veniamo? a chi e cosa apparteniamo? Quando Elena riesce a mettersi in contatto con Gerard, il suo fratello maggiore che ora vive in Belgio dopo un’infanzia in Romania segnata dall’esperienza in orfanotrofio, i due fratelli concordano insieme di partire per un viaggio che si addentra nella loro terra di nascita, il paese di cui la regista non conosce la lingua essendo stata adottata in tenera età dai suoi genitori, dopo che lei e Gerard sono entrambi stati abbandonati dalla madre biologica che sperano di ritrovare.

Con una formazione nelle arti visive, Elena Rebeca Carini mette se stessa e suo fratello Gerard al centro di un documentario che fa della macchina da presa il primario strumento di indagine davanti a cui raccontarsi con una tenera e trasparente naturalezza lungo lo svolgersi degli eventi. In quello che a tutti gli effetti si delinea come un film di viaggio, on the road tra Italia e Romania, i due protagonisti diventano gli interpreti di una storia vera disvelata “in media res” da una messa in scena invisibile, merito del sapiente lavoro della operatrice e DOP Carmen Tofeni, unica altra compagnia di viaggio e testimone di un momento cruciale per la vita della regista, che conosciamo solo alla fine nei titoli di coda. Il girato, che copre un ultimo momento con i genitori adottivi prima di partire e raggiungere il fratello all’aeroporto del loro primo incontro, il passaggio al confine e infine il viaggio fino a Bucarest, viene riorganizzato dalla sua regista e protagonista in un lavoro di montaggio contrappuntato da lacerti di video di repertorio recuperati dall’infanzia di entrambi, quella in Italia di Elena Rebeca e quella in Romania di Gerard. ll viaggio finale, che è un viaggio nel loro tempo passato e presente delle immagini, apre la dimensione della “doppia coscienza” di Elena Rebeca, quella italiana d’adozione e quella rumena d’origine, in cui il primo nome, a mano a mano che ci si avvicina al momento cruciale, rispetto a quanto abituata in Italia fin dalla nascita, passa in secondo piano essendo il nome ereditato dalla madre biologica in Romania: una madre che adombra anche le fragilità di Gerard in un vero e proprio trauma che l’ha segnato per tutta la sua vita; una madre che, ricordando per alcuni versi il lavoro di Alina Marazzi, ostacola il campo di indagine della macchina da presa quando scopre l’intenzione della regista di fare un film sulla propria famiglia biologica; una madre che, in fin dei conti, anima il lungo viaggio nel cuore di tenebra nell’intimo e universale rapporto con le proprie radici e quelle di una generazione di giovani, di rumeni cresciuti in Italia e non solo, dopo la caduta del comunismo che pervade ancora nel paesaggio urbano che vediamo dal finestrino di una macchina, tra una conversazione e l’altra, tra un camera car e una stanza di un albergo dopo l’altra.
The Land you belong è un film sincero che commuove come un diario di viaggio capace di gettare luce sul presente di oggi, il resoconto reale di una testimonianza generazionale, quella di una storia vera tra un fratello e una sorella che partono come perfetti sconosciuti e imparano ad appartenersi, e noi insieme a loro.

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