Gigi la legge e quel viaggio nel quotidiano

Siamo a nordest. Gigi (Pier Luigi Mecchia) è un vigile della municipale a San Michele al Tagliamento. Lo è nel documentario e nella vita di tutti giorni. Le sue giornate scorrono simili tra pattugliamenti, controlli di residenza e dinamiche da paese. Ad un tratto, però, la vita di provincia che scorre all’intersezione fra Friuli e Veneto viene alterata dal ritrovamento dei resti di una donna lungo i binari. Ma Gigi è un vigile anomalo rispetto al solito: un pirata buffo senza dogma della sicurezza, con lui l’esercizio dell’autorità è una pratica dolce e profondamente umana. Ecco perché da questo macabro ritrovamento non inizia un poliziesco canonico, ma un viaggio intimo e romantico nel quotidiano.
Seguiamo Gigi durante il suo servizio, in solitaria o in coppia, ascoltiamo i suoi dialoghi e i suoi monologhi, spesso surreali, calandoci con lui nelle interazioni con i compaesani, entriamo nel suo giardino rigoglioso che tanto fastidio dà al suo vicino. Lo guardiamo all’azione, mentre pedina volti sospetti, alle prese con il corteggiamento via radio della sua collega Paola, attraverso le vie del centro e della periferia attanagliate dall’afa estiva della pianura. 

Alessandro Comodin con il suo terzo lungometraggio ha assemblato una piccola canzone popolare che ci riporta nei luoghi della sua infanzia, ai quali – come afferma in diverse interviste – è particolarmente affezionato, come ben traspare dallo sguardo autentico sui contesti nei quali oscillano le storie che racconta, da Giacomo (L’estate di Giacomo, 2011) a Gigi. Ma non solo. Ci racconta qualcosa della sua famiglia, perché Gigi è suo zio e quel giardino da cui ha inizio il film è il giardino in cui il regista è cresciuto. 

Gigi la legge, che al Festival di Locarno ha guadagnato un meritato premio speciale della giuria, è un documentario che immerge il pubblico in una quotidianità umile, intima, romantica ma non romanticizzata. Mentre un certo tipo di cinema fa i conti con il rischio, sempre in agguato, di estetizzare la provincia attraverso il filtro dell’arcaico e della purezza, e di cementificarli in ritratti paesaggistici privi di riscontro per chi li vive, Comodin non edulcora nulla e lascia che luoghi e tempi si raccontino per quello che sono, senza quella ricerca obbligata dello straordinario. Un posto e un tempo in cui non accade nulla di speciale, osservati principalmente dall’abitacolo dell’auto del poliziotto buono che pattuglia il paese e i dintorni; quel posto e quel tempo a tratti surreali diventano i protagonisti di una narrazione generalmente estranea al genere documentario. E forse è proprio questo uno dei meriti di Comodin in questa pellicola: instillare in chi guarda l’atroce dubbio sulla forma, per poi indurre ad accantonarlo, minuto dopo minuto, perché la storia assorbe al punto che la distinzione tra reale e finzione non conta più. 

Gigi è un vigile un po’ buffo ma di una tenerezza accogliente come poche altre cose, con quel fare che oscilla tra la burla e la serietà, anche qui senza una precisa distinzione. Tutto il documentario è in realtà un susseguirsi di oscillazioni, di lenti ondeggiamenti tra il reale e la finzione, tra il dramma e l’ironia, tra un mondo interiore di grande umanità e un mondo esteriore, tra il centro e la periferia, tra il dentro e il fuori di un’auto, fra il campo e il fuoricampo, così denso di elementi e di significati. 

Osserviamo la vita che scorre in tutta la sua autenticità, senza forzature dettate dalla scrittura, senza alterazioni imposte da scelte registiche, senza edulcorare la vita di provincia. Noi siamo i passeggeri di Gigi al volante e con lui ci immergiamo nella quotidianità che ci viene restituita per quella che è: controlli di routine dopo le segnalazioni di vicinato, controlli di residenza, inseguimenti adagi di personaggi un po’ sospetti, corteggiamenti, e il tutto che scorre sul suono perenne dei treni in transito tra Latisana e San Michele, e sul frinire delle cicale che riecheggiano in un paese alla controra.

Un film profondamente poetico che ti avvolge in un’inaspettata tenerezza annidata nei dialoghi e nei monologhi di Gigi che, nella loro semplicità e nella spontaneità (conservata in fase di riprese), riescono a pervadere il pubblico, assorbito dal racconto di un reale fatto di microcosmi. È lì, dove realtà e finzione si mescolano che la commedia documentaria di Comodin si trasforma in un lavoro riuscito. Ed è lì, dove si rifugge ogni tendenza estetizzante dello sguardo e i luoghi parlano da soli, che il reale si impone in tutta la sua più autentica essenza

Gigi la legge verrà proiettato mercoledì 10 luglio in EXATR, in chiusura di EXTRAterrestre 2024. Ma non solo. Avremo anche l’onore di incontrare Gigi in persona, in arrivo direttamente da San Michele al Tagliamento. Appuntamento alle 21 con Gigi e Billy nell’ex deposito delle corriere. Ne varrà la pena.

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