How to have sex, come si fa un film sull’adolescenza
Tara, Em e Skye sono tre sedicenni inglesi in vacanza a Malia, sull’isola di Creta. Tra feste e intrecci romantici, le giovani si scontrano con la dura realtà dei rapporti con il sesso maschile. Opera prima di Molly Manning Walker, How to have sex è la testimonianza di come abbiamo bisogno di film duri, e non di film canonicamente belli.
How to have sex, presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023 (ora in sala e disponibile su MUBI dal 5 aprile), racconta senza idealismo momenti semplici ed esperienze devastanti, ed è coraggioso nel suo modo diretto di rappresentare i riti di passaggio dell’adolescenza. Lo fa meglio di molti altri (vedasi, Saltburn), sbattendoci in faccia come è essere giovani – speranzosi un giorno, disillusi quello dopo.
All’inizio del film, Tara (Mia McKenna-Bruce), Em (Enva Lewis) e Skye (Lara Peake) entrano in mare di notte e dopo pochi secondi si trascinano sulla spiaggia con il sole già alto nel cielo. È l’immagine migliore per raccontare i bagliori dell’adolescenza, periodo in cui lo spazio tempo assume una forma liquida tra distensioni e fugaci epifanie. Il cinema di Manning Walker traduce tutto questo nell’intreccio cinematografico, velocizzando i tempi e prediligendo un montaggio di stacchi: siamo al mare, poi improvvisamente in discoteca, infine in una camera da letto dove si consumano primi amori e primi traumi.
La fotografia e i dialoghi, giocati spesso sul cambio di tonalità – in uno spettro sonoro che va dalle urla delle feste ai sospiri delle confessioni – ricordano Un sogno chiamato Florida (2017) di Sean Baker, capolavoro sulla desolazione della provincia americana. Una desolazione percepibile anche in How to have sex, film paradossale fin dal titolo, dove le prime esperienze non sono infatti affascinanti momenti da ricordare, ma compromissioni emotive pronte a sedimentarsi e a segnare il modo in cui le persone vivranno le relazioni con l’altro sesso: all’inizio del film Tara è una ragazza piena di vita, svuotata di tutta la sua forza una volta che, persa la verginità, si ritrova a dover avere a che fare con il machismo tossico dei suoi coetanei. La soluzione alla fine è la solidarietà femminile, una social catena in cui le tre amiche si sostengono per fronteggiare determinate schifezze della nostra realtà. In questo, How to have sex è un film vero sebbene di finzione, che non giudica nessuno ma osserva tutti.
E allora meno robaccia patinata, e più film così.