Sciame
“Qual è il tuo film horror preferito?” chiedeva una voce al telefono in un’epoca molto diversa da quella di oggi.
Così, quando inizio a guardare Sciame e la domanda madre della serie risulta essere “Qual è il tuo artista preferito?” non la prendo subito bene, qui si sta toccando l’intoccabile.
Sciame racconta la storia di Dre e della sua ossessione compulsiva per la popstar Ni’Jah che la porterà, dopo il suicidio della sorella maggiore, a vendicarsi di coloro che oseranno insultare il nome dell’artista sui social, recitando la fatidica domanda proprio prima di uccidere le sue vittime.
Possiamo porci sempre dalla parte dei buoni ed essere ipocriti, ma quante volte abbiamo sperato che il villain riuscisse a pulire tutto il sangue velocemente in modo tale da non essere smascherato?
Può succedere che colui che viene definito il “cattivo” sia spinto da ragioni che, più o meno consciamente, comprendiamo, per le quali proviamo pena o compassione. Nonostante la ragione e la giustizia debbano governare sempre nei nostri mondi ideali, ci ritroviamo a sperare che l’antagonista, in qualche modo, riesca a farla franca.
Questo è quello che non accade all’interno di questa serie, nella quale Dre è un’adolescente problematica, estremamente immatura che non si pone alcun tipo di dilemma e agisce nell’estrema irragionevolezza che fatico a concepire come follia, piuttosto infantilismo.
Potrei prendere le parti di un folle, vittima di un trauma, mettermi nei suoi panni e in fondo parteggiare per lui, ma non riesco mai a prendere le parti di Dre, ossessionata dai social e da un uso smoderato del cellulare, ogni azione è finalizzata al suo egocentrismo e narcisismo nel nome di un’artista di cui a malapena conosciamo le qualità.
In bilico tra comedy e drama, l’horror e lo splatter, Dre compie un viaggio on the road attraverso la perversione del fanatismo, dove viene mitizzata la figura della popstar come suo unico punto di riferimento, sullo sfondo di una società malata fatta di incontri con personaggi disfunzionali, Dre veste le parti di fiera adepta del fandom tossico, lo sciame la cui ape regina è Ni’Jah.
Se letta in chiave horror come satira sociale è un crudo ritratto della società di oggi ai tempi dei social media, dell’oscurantismo della ragione, del pieno controllo estetico. Forse la chiave sta proprio nella provocazione della mancanza di sostanza, mancanza tipica dei nostri giorni.
Forse il dilemma all’interno della serie è proprio l’assenza del dilemma?