Cocoricò Tapes

Cocoricò Tapes

Il documentario sull’iconica Piramide che ha dominato la scena dance degli anni ’90

Il Cocoricò è stato il luogo della dance anni ’90. Punto. E Cocoricò Tapes è il primo documentario che, grazie ad archivi inediti, ne racconta le serate interminabili senza filtro alcuno. Dentro parole e memorie del Direttore Artistico Loris Riccardi, del Direttore Renzo Palmieri e di Giuseppe Moratti, storico PR della discoteca.

Riccione, prima metà degli anni ’90. Un giovane di nome Serafino Vaccino è l’unica persona autorizzata dalla direzione del Cocoricò a girare per la discoteca e riprendere con la sua telecamera. Raccoglie così momenti che entrano nella storia di un’intera stagione del clubbing mondiale. Dopo anni queste cassette vengono ritrovate. Inizia così la catalogazione e selezione dei materiali, e l’integrazione di questi con filmati e interviste di tv locali e nazionali: un processo che porta all’ideazione e realizzazione di Cocoricò Tapes, documentario di Francesco Tavella, prodotto da La Furia Film e Sunset Produzioni

La Piramide è un simbolo che accompagna le civiltà umane da millenni, edifici funebri per faraoni e figure altolocate appartenenti a società che intendevano le geometrie architettoniche come mezzi di connessione con gli elementi astrali e mondi ultraterreni. Ce ne sono anche oggi, prodotte dalla civiltà occidentale. Quelle più note, entrambe vetrate, si trovano a Parigi, nel cortile del Louvre, e a Riccione. Al Cocoricò. 

La Piramide è un luogo di vita e di morte, dove si esprimono le potenze terrene e i moti dell’aldilà. Come nella Piramide antica confluivano gli elementi sociali, politici e culturali della società che la costruiva, dentro al Cocoricò entravano luci e ombre di tutto ciò che accadeva fuori.

Sono nato nel 1996 e non ho esperienza diretta degli anni ’90; vengo dalla bassa padana e sono ciò di più antropologicamente lontano dal mondo delle discoteche della Romagna. Tuttavia, ho la sensazione che nell’ultimo decennio del secolo XX il senso di comunità risiedesse nell’idea di condividere un viaggio collettivo. Quando parlo con coloro che hanno vissuto quegli anni, non posso che sentire un sincero sentimento di invidia per la malinconia che provano verso quel periodo, perché io personalmente non potrò mai provare la stessa nostalgia per gli anni della mia, di gioventù.

Sono arrivato alla conclusione che la risposta sta nel fatto che mentre oggi il sentimento di rito collettivo è effimero e poco trasversale, riscontrabile solo in pochi fugaci momenti – come i giorni di un festival musicale o una partita di calcio – in quel periodo la ritualità trovava una delle sue manifestazioni pratiche nel mondo del clubbing, e il Cocoricò ne era la massima espressione.

In sostanza, ogni settimana un’intera generazione si ritrovava sotto la Piramide per vivere un momento di condivisione plasmato dalle scelte artistiche di Riccardi e del suo staff. All’interno di queste scelte si mischiavano musica e arti figurative e performative. Si determinava così un modo europeo di intendere l’arte, debitore delle esperienze di avanguardia sviluppatesi fin dagli albori del XX secolo che hanno reso di pubblico dominio il processo di ibridazione tra le varie forme artistiche. Sono testimonianza di questo approccio i materiali d’archivio inseriti nel documentario: al Cocoricò c’era Battiato nel backstage, Cicciolina su un’altalena di fiori, i Krisma, gli spettacoli della Societas Raffaello Sanzio e della Teddy Bear Company, Enrico Ghezzi che legge per ore su basi elettroniche.

Un calderone post moderno – nell’accezione del termine fornita da Umberto Eco, nel senso di “lento sopravvivere della simultaneità” – dove i vari elementi artistici si sviluppano parallelamente tra loro e paralleli al contesto storico. Per questo a ogni stagione il Cocoricò si rinnovava in modo radicale, con ambientazioni che dialogavano anche, e soprattutto, con gli eventi più tragici del decennio, come la guerra in Jugoslavia e l’epidemia di AIDS. 

Non c’è Cocoricò senza la Techno. Per il film la colonna sonora originale è curata da Matteo Vallicelli, compositore e batterista dei The Soft Moon. Vallicelli offre un tributo alle sonorità dei tempi facendole proprie. Se si sentono chiari i riferimenti ai suoni iconici di Sven Väth, Dj Ralf, Cirillo, Ricci Dj, Sensoria, Vallicelli non dimentica i tratti della sua produzione più recente. Utilizza abilmente una serie di elementi compositivi e sonori sintetici che hanno determinato il successo del suo ultimo lavoro, “Esc“. Per il pregio della colonna sonora, il film va visto in sala o in una condizione acustica ottimale. La musica, come ai tempi, è un elemento immersivo, che diventa fondamentale per godere appieno dell’esperienza Cocoricò.

La sceneggiatura, a cui ha contribuito il nostro Matteo Lolletti, vede due linee narrative che si uniscono per dare vita al racconto. Da una parte un viaggio storico attraverso il decennio, dalla caduta del Muro di Berlino all’attentato dell’11 settembre; dall’altra il desiderio di riportare lo spettatore all’interno della discoteca di quegli anni. O di portarlo lì, se non ha mai avuto l’opportunità di entrarci. Così, tramite l’archivio, vediamo lo staff prepararsi e gli avventori entrare; assistiamo alla serata, ascoltando direttamente le parole di pubblico, staff, italiani, stranieri, etero, gay, lesbiche, trans, sociologi e artisti, del perché sono al Cocoricò e come ci sono arrivati; vediamo dall’interno i colori e le luci delle sale storiche della discoteca, come il Morphine e il Titilla. La serata continua e con lei scorrono via anche gli anni ’90, insieme a quei riti collettivi che permettono alla famiglia del Cocoricò di approdare con un proprio carro alla Love Parade di Berlino del 1996, riconoscimento ultimo di una stagione indimenticabile. 

Il decennio finisce, poco dopo la direzione Riccardi arriva al termine. Immagini di giovani che si sorreggono l’un l’altro sul viale del Cocoricò mentre tornano verso le automobili dopo l’ennesima serata a Riccione. Una giovane ragazza assonnata guarda in camera e mima lo sparo di una pistola.

È finita la serata, sono finiti gli anni ’90, ma la leggenda della Piramide continua a vivere.

Le prossime date in cui vedere il film:

18/07 Siracusa – Ortigia Film Festival

08/08 Bagnacavallo (RA) – Arena Bagnacavallo

01/09 Cesena – Across The Movies

logo

Related posts

Moonrise Kingdom. Una fuga d’amore

Moonrise Kingdom. Una fuga d’amore

Moonrise Kingdom, USA, 2012, Wes Anderson (R.), Wes Anderson e Roman Coppola (Sc.) Wes Anderson si può amare od odiare, ma una cosa certamente gli va riconosciuta: è dannatamente elegante. Nella costruzione del quadro, nei movimenti di macchina, nella fotografia, nella scelta delle location...

Better Call Saul e la tragedia di un uomo ridicolo.

Better Call Saul e la tragedia di un uomo ridicolo.

A spasso nel tempo. Better Call Saul si conclude dopo sette anni dalla sua prima messa in onda. Iniziò tutto con Uno, primo episodio scritto e diretto da una delle due menti che presiedono l’intera architettura narrativa dell’universo di Breaking Bad, nato con la prima stagione del 2008. Nome...

Django Unchained

Django Unchained

Django Unchained, USA, 2012, Quentin Tarantino (R. e Sc.) Ci risiamo, torna Tarantino con il suo stile scoppiettante e ammiccante. I fan gioiscono, e i meno fan apprezzano. Dopo le disamine della blaxploitation di Jackie Brown, del cinema orientale di Kill Bill...