The Earth in Blue as an Orange
Quando qualcosa prende forma in circostanze di eccezionalità, in luoghi inconsueti e in condizioni di estrema specificità, la sua narrazione non può che portare con sé il peso e la forza di tutti quei fattori che hanno contribuito alla sua mitopoiesi, alimentando quel processo per cui, quando un evento ordinario si contorna di elementi straordinari, il reale assume quasi degli elementi fiabeschi.
L’evento ordinario che viene raccontato in The Earth in Blue as an Orange è la routine di una famiglia il cui desiderio è quello di raccontare il proprio vissuto quotidiano, in un determinato momento della propria vita, attraverso la realizzazione di un corto-metraggio. L’elemento straordinario che fa da sfondo a questa storia è che la quotidianità è quella di una famiglia che vive sotto la minaccia delle bombe e che vuole raccontare la propria vita durante la crisi dell’Ucraina orientale del 2014: gli spazi angusti di un seminterrato diventano set cinematografici, le riunioni intorno al tavolo da pranzo si fanno occasioni di scambio e progettualità, persino un taglio di luce o la posizione della macchina da presa riescono a definire un linguaggio che trascende dalla mera documentazione, ma che si accorpa e si contrae fino ad amalgamarsi al tessuto relazionale familiare, quasi a annullare la magia della meta-narrazione e a far sembrare il racconto più vicino alla finzione che al racconto documentato di uno spaccato di realtà.
Ciò che mette in scena The Earth in Blue as an Orange è la personale guerra di resistenza di una famiglia che non accetta di subire passivamente il trauma del conflitto o che cerca di sotterrarlo nella memoria nel tentativo di dimenticarlo ma, unita, cerca di elaborarlo e di farne un’arma di ricostruzione, cerca di superarlo attraverso la sua narrazione e rappresentazione, dando voce alle esigenze e ai sogni che nessuno di loro ha lasciato morire sotto le macerie degli edifici distrutti dalle bombe. In questo contesto qualsiasi gesto che renda tangibile una parvenza di normalità diventa una lotta contro l’oblio, qualsiasi gesto che invece renda quella normalità qualcosa che aspiri a diventare un sogno, o addirittura un progetto su cui rifondare le proprie esistenze, assume i caratteri epici e romantici del viaggio dell’eroe in cui un ostacolo è semplicemente un inciampo sul proprio cammino.