(Mer)Maid
Una piccola sirena giocattolo, detta Schmariel, sta nuotando fuori dal finestrino di una macchina. A condurre il nuoto è una piccolissima bambina di nome Maddy Boyd, alla guida dell’auto invece c’è Alexandra Russell, per noi e per tutti Alex, giovane madre che si trova in una situazione di disperazione.
È l’immagine cardine della miniserie Maid: l’inconsapevolezza di una bambina di tre anni rispetto a quello che le sta accadendo attorno è determinata dalla capacità della madre di non farle vivere momenti tesi e traumatizzanti. Alex sta letteralmente sprofondando in una depressione ineluttabile a prima vista.
La sirena cade dal finestrino, le urla della bambina che rivuole il suo giocattolo in una situazione già angosciante inducono la madre a fermare la macchina a bordo strada e andare a cercare Schmariel, la sirenetta che Maddy porta sempre con sé. Riesce a trovarla. In un ritmo sempre più incalzante avviene il botto. L’auto viene colpita da un’altra. Fanculo il giocattolo, Alex deve tornare a vedere come sta la bambina. È il punto di non ritorno di Maid, la miniserie Netflix uscita a ottobre del 2021.
A quali eventi può portare la disperazione di una persona, in questo caso di una giovane donna e madre? Alex, prima dell’incidente, ha deciso di abbandonare la casa mobile in cui viveva con Maddy e il suo fidanzato Sean Boyd, dopo aver subito l’ennesima violenza verbale e fisica. La scelta, che apre la miniserie, si rivela faticosa, complice il contesto tossico che la circonda, a partire dagli amici e dalla madre, fino ad arrivare al lavoro.
Per sopravvivere “decide”, quindi, di lavorare come domestica, la maid del titolo, con uno stipendio che rasenta il ridicolo. La sua prima casa da rassettare e pulire è una villa immensa, di una signora cinica e scontrosa (Regina), ma che si rivelerà poi la sua più grande amica e la sua àncora di salvezza.
Quell’incidente descritto in precedenza, rappresenta il punto di non ritorno e, quindi, il punto di inizio della cavalcata verso una situazione più serena per Alex e sua figlia Maddy. Per farlo però, come per chiunque altro, hanno bisogno di lasciarsi alle spalle le relazioni tossiche che opprimono la giovane donna, che la costringono costantemente in una situazione di disagio psichico.
La relazione più tossica in assoluto è forse quella con la madre, Paula: assente, un’artista che si è dedicata principalmente a se stessa trascurando la figlia. Alex, però, non nutre nessun rancore verso la mamma, sa che non cambierà mai e l’accetta in quel modo. Sono due madri che hanno avuto una vita simile e che hanno risposto in maniera diversa agli accadimenti. Il loro rapporto è vero, autentico come potrebbe essere quello tra due amiche soltanto nei momenti in cui Paula è presente per se stessa, la figlia e la nipote.
Maid è una storia che parla di madri, di riscatto e del potere personale che ognuno dovrebbe trovare per ribellarsi all’oppressione (dei partner, del lavoro, della famiglia). Sprofondare dentro a un divano scomodo è, forse, la prima e unica cosa che una persona in stato di depressione ha voglia di fare, ma come ci insegna Alex se si riesce a circondarsi di persone che vogliono il tuo bene e che hanno voglia di lottare assieme a te, quella strada verso la felicità o anche semplicemente verso l’accettazione di se stessi risulta essere meno in salita.
In questa storia, e forse non solo, c’è la necessità di una madre (Alex) di risorgere, costruire la sua vita con ciò che ha dovuto abbandonare per stare accanto alla figlia e al suo ex fidanzato. Dall’altra parte c’è una madre (Paula) che benché sia stata assente per la maggior parte della vita della figlia, non può e per il bene di Alex, non deve seguirla: quella relazione tossica si può risolvere soltanto grazie alla lontananza, con brevi contatti.
Non solo, l’ultima violenza di Sean la “costringe” a uscire letteralmente dal divano, fare i conti con il suo passato: Maddy, infatti, durante l’ultimo litigio tra i genitori si nasconde dentro al mobiletto delle pentole, un comportamento che anche Alex aveva avuto quando il padre violento aveva “costretto” la madre Paula a fuggire. Il lungo cammino tra i boschi, quella selva oscura dantesca, la fa riemergere al punto di partenza: il rifugio per donne al quale si era affidata dopo la precedente violenza. Non ha tempo di prendere il giocattolo preferito di Maddy, lo ricomprerà presto, una volta che avrà trovato un nuovo lavoro. Questa volta, però, potrà contare anche sul supporto di Regina, oltre a tutte le persone che ha conosciuto durante la sua prima fuga. Perché, in sostanza, tutti hanno bisogno di aiuto e della propria Schmariel per andare avanti.