Atlantide
Daniele è un ragazzo di 24 anni che vive a Sant’Erasmo, un’isola rurale della Laguna di Venezia. Sta sempre per conto suo o con la sua ragazza Maila senza frequentare gli altri suoi coetanei con i quali però condivide, come fosse un’ossessione, il “culto del barchino”, ovvero avere una piccola barca dotata di luci al neon, musica e motore che cerca sempre di rendere più veloce e potente al punto tale da finire nei guai…
Atlantide di Yuri Ancarani (candidato ai David di Donatello 2022 come miglior documentario) ci mostra un ritratto di una condizione giovanile raccontata dal punto di vista dei ragazzi, dove i dialoghi (in dialetto) sono ridotti al minimo e a farla da padrone sono le immagini della laguna e di Venezia accompagnate costantemente dalle musiche curate dal trapper Sick Luke (non a caso spiccano due brani della Dark Polo Gang) a cui si affiancano quelle orchestrali curate invece da Lorenzo Senni e Francesco Fantini.
Un film in cui il documentario e la fiction si mescolano contaminandosi l’uno con l’altra senza seguire un copione preciso dato che, come spiega il regista:
«è nato senza sceneggiatura. I dialoghi sono rubati dalla vita reale, e la storia si è sviluppata in divenire durante un’osservazione di circa quattro anni, seguendo la vita dei ragazzi. Questo metodo di lavoro mi ha dato la possibilità di superare il limite di progettazione tradizionale nel cinema: prima la scrittura e poi la realizzazione. Così il film ha potuto registrare in maniera reattiva questo momento di grande cambiamento di Venezia e della laguna, da un punto di vista difficile da percepire, attento allo sguardo degli adolescenti. Il desiderio di vivere così da vicino le loro vite, dentro i loro barchini, ha reso possibile tutto il resto: il film si è lentamente costruito da solo».[1]
L’opera, dai richiami pasoliniani, è un duro racconto sulla fine dei sogni adolescenziali e di una gioventù bruciata, apatica che si dedica al traffico di droga o lascia la scuola (come nel caso di Maila) senza però avere idea di cosa voglia fare. Una condizione di sofferenza racchiusa nel volto e nel sorriso del protagonista Daniele Barison che si dimostra molto bravo pur non essendo un vero attore come tra l’altro tutti gli altri ragazzi ad eccezione di Bianka Berényi (che appare nella sequenza più bella del film).
Una gioventù in crisi che sta sprofondando proprio come l’isola leggendaria che dà il titolo al film, titolo che, per dirla sempre con Ancarani:
«È nato dalla suggestione di un articolo del New York Times che invitava i turisti a non andare a Venezia. In quel periodo la città era assediata da baby gang scatenate che aggredivano e rapinavano, c’era come sempre il problema dell’acqua alta, sembrava quasi che tutto stesse affondando».[2]
1) L’Atlantide di Yuri Ancarani, cinematografo.it, 2 settembre 2021, consultato il 27 aprile 2022.
2) A 90 all’ora sulla periferia della vita, pressreader.com, Corriere della Sera, 22 agosto 2021, consultato il 27 aprile 2022.