The Joke
Il cinema di Incandenza, finalmente in sala
Quando nel 2012 Rémy Marathe (allora portavoce dell’A.F.R.) indisse la famosa conferenza stampa in cui comunicò al mondo di essere entrato in possesso della copia andata perduta dell’ultimo film di James O. Incandenza, gli appassionati cinefili non colsero immediatamente le conseguenze geo-politiche che quell’evento avrebbe determinato, né si interessarono alle circostanze drammatiche che portarono al ritrovamento della stessa: l’unico obiettivo della comunità intellettuale e artistica mondiale diventò quello di creare un luogo sicuro e protetto in cui, chi lo volesse, sarebbe stato libero di assistere alla proiezione del film, con la consapevolezza che le conseguenze della sua visione avrebbero portato alla stabilità psichica dello spettatore.
Questo, ovviamente, fu permesso solo per qualche giorno, prima che le proteste culminassero negli scontri di Boston dell’autunno dello stesso anno e i Servizi Non Specificati degli Stati Uniti ritirassero il master dalla circolazione. L’annuncio dell’ormai ex portavoce del gruppo armato separatista canadese portò ad una serie di conseguenze inaspettate dal punto di vista degli equilibri politici del Nord America: l’O.N.A.N venne sciolta e gli stati che ne facevano parte riconquistarono la loro indipendenza; La Grande Concavità (un enorme discarica di rifiuti tossici che gli Stati Uniti donarono al Canada) venne bonificata e ora è diventato un parco nazionale; l’A.F.R abbandonò la lotta armata per l’indipendenza del Quebec e contibuì alla bonifica de La Grande Concavità.
A dieci anni di distanza da quella conferenza stampa la Lui in Persona Entertainment Productions (la casa di produzione nata dalla fusione dell’A.S Latrodectus Mactans Productions con la Poor Yorick Entertainment Limited, che insieme avevano sostenuto gran parte della produzione cinematografica di Incandenza), che detiene i diritti di tutti i film del regista statunitense, ha deciso di restaurare e distribuire alcune pellicole che per scelta della famiglia Incandenza, dopo il suicidio di James, erano state ritirate dal commercio. I film scelti dalla casa di produzione guidata dal figlio di James, Hal, vanno a coprire e a rappresentare tutte le fasi estetiche della carriera del regista.
James Incandenza, come sappiamo, si avvicina al cinema da fisico ottico, interessato più alla sperimentazione tecnica che alle potenzialità espressive del mezzo, arrivando quasi a combattere una battaglia contro la struttura drammatica del cinema attraverso una parodia del linguaggio così innovativa da essere considerata après-garde, e così strutturale da riuscire a dar vita ad una corrente anticonfluenzialista per cui si rifiuta la visione classica dello spettatore quale consumatore finale dell’opera ponendosi l’obiettivo di sottolineare la distanza tra lo spettacolo e gli spettatori inserendoli nel tessuto testuale (o metatestuale) dell’opera stessa.
Il primo film ad essere distribuito sarà quindi Various Small Flames «una parodia delle pellicole strutturaliste neoconcettuali di Godbout e Vodriard, con n-inquadrature di miriadi di varietà di fiammelle domestiche, dagli accendini e dalle candeline di compleanno ai fuochi dei fornelli e frammenti d’erba incendiati dalla luce del sole attaverso una lente di ingrandimento, inframmezzate da sequenze antinarrative di un uomo seduto al buio a bere bourbon mentre sua moglie e un incaricato dell’Amway si uniscono in coiti acrobatici nell’atrio illuminato sullo sfondo».
Il secondo film a uscire nelle sale, che si colloca circa a metà della produzione artistica del cineasta di Boston e nel pieno della sua produzione anticonfluenziale, sarà Cage III – Free Show in cui «la figura della Morte (Heath) presidia l’entrata principale di un’attrazione da luna park i cui spettatori guardano attori piegarsi a indicibili degradazioni così grottescamente interessanti che gli occhi degli spettatori si dilatano sempre più fino a che gli spettatori stessi si trasformano in giganteschi bulbi oculari, mentre sull’altro lato del tendone la figura della vita (Heaven) usa un megafono per invitare il pubblico a vedere un’esibizione nella quale, se il pubblico acconsentirà a piegarsi a indicibili degradazioni, potrà vedere persone normali trasformarsi in giganteschi bulbi oculari».
L’ultimo appuntamento in sala sarà un progetto ibrido che, per volontà dello stesso Hal Incandenza, prenderà forma attraverso la proiezione simultanea di quello che è a tutt’oggi uno dei pochi successi di pubblico di James O. Incandenza e del suo primo progetto veramente controverso: in una sala con lo schermo sdoppiato verranno proiettati sia il tarantiniano Blood Sister: One Though Nun, «parodia del genere d’azione vendicativa/recidivante», mentre sull’altro schermo andrà in scena il progetto che nacque con The Joke in cui «due videocamere riprendono nella sala il pubblico del “film” e proiettano sullo schermo le immagini risultanti – il pubblico della sala che guarda se stesso guardare se stesso mentre comprende la “beffa” e si mostra sempre più imbarazzato e a disagio e ostile, comprendendo di far parte dell’involuto flusso “antinarrativo” del film» e che la Film & Kartridge Kultcher di Sperber non si imbarazzò nel definire il progetto come un film che «suonava inconsapevolmente la campana a morto del cinema postpoststrutturale in termini di puro fastidio». Il pubblico potrà così assistere da una parte alla proiezione di un film e dall’altra incarnarne la totalità, fondendo insieme tutte le propaggini del cinema narattivo e anti-narrativo di Incandenza, in cui l’importanza del mezzo si palesa sia nell’importanza del contenuto che esprime, sia nella funzione stessa di comunicare.