È successo ancora? Friends The Reunion
Quando vidi per la prima volta Friends, ormai quattro anni fa, era appena finito Twin Peaks – Il Ritorno. Iniziai la serie un po’ per circostanza, incuriosito da qualche post sulla mia bacheca di Facebook che mi aveva fatto presente che la famosa sitcom, di cui non sapevo niente, fosse su Netflix. Non avevo mai iniziato e visto una sitcom dall’inizio, e a tutt’oggi Friends rimane l’unica che ho visto per intero, in tutte le sue ben dieci stagioni. Da quell’ultimo, funereo e stordente viaggio nell’universo di David Lynch, mi ritrovai catapultato tutto d’un tratto in un altro universo, totalmente e artificiosamente diverso, che aveva tuttavia conservato sulla piattaforma digitale quell’inedito piacere di assaporare quella patina datata da trasmissione dei primi anni ’90, in cui anche i personaggi di Twin Peaks, i caffè e le torte di ciliegie erano nati. E così ci annegai precipitosamente grazie (e per colpa) a un drogato e compulsivo bingewatching di 236 episodi, macinando in un paio di mesi i dieci anni di vita, risate, passioni, litigi e amori di Rachel, Ross, Monica, Joey, Phoebe e Chandler.
Quando poco più di un anno fa annunciarono la sospensione delle riprese della chiacchierata reunion dopo sedici anni, per motivi che ormai tutti sappiamo, di certo la delusione non fu la stessa che fece infuriare i fan di Twin Peaks quando, per un momento, sembrò che la terza stagione non sarebbe stata diretta da Lynch. Sentendo parlare di reunion difficilmente si poteva dare per scontato che fosse un revival che riprendesse dalla conclusione trasmessa in tv nel 2005. Cos’altro poteva essere? La parola reboot, che oggi va tanto di moda, di certo era esclusa a priori. Davvero desideravamo conoscere il proseguimento delle vite dei nostri amici in questi diciassette anni che hanno preceduto la prima internazionale su HBO Max di Friends – The Reunion dello scorso 27 maggio? Mi correggo: che hanno preceduto il 19 maggio, data della pubblicazione del trailer sui social, che disvelava in parte la natura di questa reunion,con Jennifer, David, Courtney, Matt, Lisa e Matthew prima riuniti sul famoso divano tutti insieme a replicare un gioco degli indovinelli a tema, poi inquadrati mentre rientrano negli studios dove sono ricostruiti il Central Perk, l’appartamento di Monica e Rachel, e quello di Joey e Chandler, per poi lasciare il posto alla platea vuota dalla quale giungevano le spettrali risate del pubblico al momento delle riprese?
No,Friends The Reunion altro non è che una ventata nostalgica con persone che conosciamo benissimo, ritrovatesi sul palcoscenico della loro doppia vita che ha segnato dieci anni dell’esistenza di attori e personaggi, e che continua a divenire un punto di riferimento per chi, come me e per ovvi motivi anagrafici, ha avuto solo modo di amarla e scoprirla qualche anno fa, senza la possibilità di crescere con loro attendendo l’appuntamento settimanale dal 1994 al 2004, ma rifugiandosi uno spazio narrativo e atemporale rassicurante in cui farsi qualche semplice e frivola risata. E alla fine non si poteva chiedere di più al ricordo dei nostri amici, diventati loro stessi, nel corso degli anni, spettatori di quella stessa sitcom in cui si divertono a riguardare le loro disavventure; c’è chi è più taciturno, chi ruba maggiormente la scena, ma tutti almeno una volta cedono – e noi con loro – con il ricordo al peso gravitazionale della lacrima dei bei tempi passati, quando gli amici erano la nostra unica famiglia.
La reunion porta e disvela Friends nella forma del reality, inevitabilmente sospesa tra l’autocelebrazione più ingenua e la reificazione di un mito popolare, scontando parentesi da parata glamour, con tanto di sfilate dei costumi di scena, con indagini che allargano la lente sulla portata culturale, simbolica, emozionale e tutt’ora vitale per le persone di tutto il mondo. Un ritrovo tra amici che del resto ha continuato a persistere tramite i profili social del cast stesso, testimoniando un’amicizia che è continuata a esistere fuori dal set dopo la fine delle riprese, e che qui innesca tutta la sua forza in un ibrido documentario che mischia scolasticamente tutto quello che il pubblico di Friends desidera: bloopers, backstage, un rimontaggio dei momenti più salienti, feticismo per i retroscena già risaputi e il maggior numero di comparsate possibile (che emozione quei brevi secondi con Elliott Gould). Va benissimo così, perché è sempre bello emozionarsi a sfogliare un album di famiglia e tornare a ridere insieme a essa, come la prima volta che la cercai per riprendermi dal finale di Twin Peaks.