Boris
Boris, a tutti gli effetti un’opera lodevolissima, correva un solo rischio e purtroppo lo ha centrato in pieno: l’autoreferenzialità. Boris è fatta per gli appassionati di cinema ed è amata dagli appassionati di cinema, quando in realtà avrebbe rappresentato una rivoluzione stimolando lo spirito critico dei telespettatori, abituati a soap opera nostrane che imitano soap opera d’oltreoceano. Boris poteva (se non ‘doveva’!) aprire la scatola magica della fiction mostrando il lavoro che c’è dietro, in un operazione di divertente “educazione” alla fruizione televisiva come non se ne vedevano da… boh. Si è preferito omaggiare il cinema con passione e divertimento, ironizzando (molto) e provocando riflessioni (sterili) sulle figure professionali che gravitano attorno a questo mondo. Insomma tutto molto bello, peccato che a godere della battuta dell’amatissimo René Ferretti “Caprera! Mamma mia, la monnezza che ho fatto”, sia stato solo chi già la pensa come lui, ed evidentemente come gli sceneggiatori (quelli veri) della serie.
Colpa delle distribuzione? Può darsi: uscito su Fox e finito su Cielo, è approdato in Rai tardissimo, sul terzo canale (notoriamente dedicato al pubblico più attento e che magari conosceva già la serie) e in tarda serata. Però c’è altro: la sensazione, come già detto, che si preferisca solo sfiorare ipocrisie, contraddizioni e malfunzionamenti del sistema produttivo italiano per concentrarsi a fare ironia su certe situazioni ben conosciute dagli operatori del settore. Il cast (vero) si diverte a prendersi in giro recitando un cast (finto) pieno di pecche amplificate che portano a situazioni grottesche. Una rimpatriata di amici che scherzano tra di loro, senza grosse pretese di fare un prodotto di qualità. O molto meglio: senza la pretesa di fare un ottimo prodotto destinato al grande pubblico.
Si prendano, ad esempio, le battute di uno dei camei di Paolo Sorrentino: esilaranti per chiunque sia appassionato di cinema, sospese ed evitabili per chi non conosce Matteo Garrone (“Ah, lo scrittore ca a’ scorta!”), noiose e incomprensibili, ahinoi, per una bella fetta degli italiani.
“Sono l’aiuto-regista. Purtroppo non ho con me il piano di lavorazione ma in compenso ho questo splendido Manhattan” dice Alfredo a Sorrentino porgendogli un cocktail: risate assicurate per chi nella vita ha frequentato set… Tralasciando queste riflessioni, che dire: la brillantezza di Boris ha portato nuova luce tra le produzioni italiane, dimostrando che anche noi, quando ci impegniamo, riusciamo a tirar fuori dei gran bei pesci rossi.