Re della terra selvaggia
Beasts of the Southern Wild, USA, 2012, Benh Zeitlin (R.), Lucy Alibar e Benh Zeitlin (Sc.)
Come si sopravvive nella terra selvaggia? Diventando selvaggi a nostra volta. Se Madre Natura attacca la civiltà da ogni lato e con ogni mezzo a sua disposizione, l’unica scelta possibile è giocare con le sue regole. Non puoi sconfiggerla, non puoi arginarla, segue il suo corso e travolge ciò che le si oppone. Lo sa bene Wink, padre della piccola Hushpuppy, che all’interno di un contradditorio rapporto con la figlia cerca di crescerla in modo che possa sopravvivere in un ambiente ostile qual è la Grande Vasca, la loro terra paludosa. E le minacce che la piccola deve affrontare non sono certo di poco conto, tra devastanti nubifragi e innalzamento delle acque, fino alle belve preistoriche che, nell’incontro rivelatorio con la protagonista, regalano un finale davvero emozionante.
Il regista si muove abilmente negli spazi concessi dal budget limitato, e lo volge a proprio vantaggio confezionando un piccolo gioiello di cinema che ha il sapore dell’avventura e del viaggio di formazione, e mescola sapientemente i toni fantastici dell’infanzia con quelli crudi della miseria e della morte incombente. Semplicemente formidabile la piccola Quvenzhané Wallis, che interpreta il difficile ruolo della bimba protagonista, sospesa tra la tenerezza della sua età e la tempra primordiale, violenta e, appunto, selvaggia che il padre (l’altrettanto bravo Dwight Henry) lotta per far emergere e affermare. Tanto formidabile da meritare una candidatura agli Oscar come miglior attrice, che si aggiunge alle altre candidature del film, nonché al premio Camera d’Or vinto dall’esordiente regista a Cannes. Un film piccolo, dunque, ma importante e assolutamente da recuperare, visto che la distribuzione in sala, nel nostro paese, si dimostra ancora una volta non all’altezza di quello che il mercato internazionale ha da offrire.