EXTRATERRESTRE VIA! Terra libera subito
Qui da noi si sta indubbiamente bene. Tanto che se ne sono accorti «intelletti vasti e freddi e ostili», che ripetutamente, attraverso la volta dello spazio, hanno guardato al nostro pianeta con occhi invidiosi. Non stupisce quindi che a più riprese ci tocchi difenderci da invasioni aliene più o meno consistenti. Il cinema è pieno di film sull’argomento, e non avrebbe senso in questa sede indagare il genere senza restringerlo a quei casi, pochi ma quasi sempre interessanti, in cui l’invasione ha avuto buon esito e l’uomo si ritrova a lottare per riprendersi il pianeta, quando non addirittura per non estinguersi. Cosa che succede, ad esempio, in Battaglia per la Terra – Una saga dell’anno 3000 (2000, di Roger Christian), interessante perché giustamente annoverato tra i film più brutti mai realizzati. Ambientazione post-apocalittica alla Waterworld, con l’umanità regredita a una civiltà tribale preistorica, trama risibile che prende l’avvio dalla fuga del giovane ribelle di turno dalle grinfie degli alieni rastoni guidati da John Travolta e si chiude con lo scontato (quanto inverosimile) annientamento degli invasori, cast sprecato e regia assolutamente poco ispirata: gli ingredienti per la porcheria ci sono tutti, e se si ha un discreto senso dell’umorismo e l’età mentale di un bambino di 6 anni ci si diverte parecchio. E, per toglierci subito il dente, ugualmente brutto (ma giustificato, in parte, dal fatto di essere un prodotto televisivo a bassissimo budget) è Alien Apocalypse (2005, di Josh Becker), versione pezzente de Il pianeta delle scimmie con sua maestà il re dei b-movie in persona, Bruce Campbell, impegnato a salvarsi da un esercito di insettoni alieni in computer grafica e, secondariamente, a salvare gli Stati Uniti e la Terra.
Ora che abbiamo pagato il nostro tributo ai fan del trash, passiamo agli esponenti rispettabili del genere. Assolutamente degno di nota, per lo sforzo produttivo e perché legato alla serie televisiva di fantascienza per eccellenza, quel Doctor Who prodotto dalla BBC a partire dal ’63 e tuttora sulla cresta dell’onda, Daleks – Il futuro fra un milione di anni (1966, di Gordon Flemyng) vanta niente meno che Peter Cushing nel ruolo del Dottore, impegnato a liberare se stesso e le proprie nipoti dalla minaccia dei Daleks, goffe e iconiche nemesi del nostro, che nel 2150 hanno quasi completamente conquistato la Terra e schiavizzato l’umanità. Già che c’è, con una rocambolesca mossa finale, salva anche il pianeta, ché gli Inglesi, si sa, son gentiluomini, e Peter Cushing, è il caso di dirlo, è inglese DOC.
Così vicini eppur così lontani, Le avventure di Buckaroo Banzai nella quarta dimensione (1984, di W. D. Richter) ed Essi vivono (1988, di John Carpenter) raccontano fondamentalmente la stessa storia: l’eroe di turno scopre che sul nostro pianeta si sono segretamente insediati da tempo dei malvagi extraterrestri, e li sgominano salvandoci tutti.
Se però il secondo film prende spunto per una seria riflessione sulla società americana di quegli anni, il primo, col suo protagonista neurochirurgo/astrofisico/rockstar altro non è che un fumettone divertentissimo senza alcuna pretesa.
Ma la vera perla, il vero film del genere da non farsi assolutamente scappare è Dark City (1998, di Alex Proyas): il risveglio del protagonista privo di ricordi in una città dominata da una notte apparentemente eterna, braccato da diafani personaggi vestiti di nero, dà il via a questo ottimo thriller fantascientifico dal look ricercato e ritmo ben costruito, che può contare su un ottimo cast e una sceneggiatura mai scontata. Semplicemente folgorante il terzo atto, che porterà il nostro a comprendere i meccanismi della città e il suo ruolo nella stessa, e a capovolgerli a vantaggio proprio e dei suoi concittadini, in un trionfo del binomio ‘liberazione personale’ – ‘liberazione sociale’.